Trofie al salmone e vodka e la paura del buon senso

Il tempo, in questi giorni surreali, pare voglia oltrepassare la dimensione della realtà scontrandosi con un mondo finto, senza senso. Mi pare di vivere a comando, di avere una spada ciondolante appesa sopra la testa, che alimenta attimi irreali e angosce mal riposte. Mi domando come io possa continuare a far finta di niente nonostante i miei pensieri, radunati tutt’assieme in un angolo del mio spirito, siano talmente discordanti tra loro da crearmi confusione e disorientamento. Mi sento di vivere un tempo fuori dal tempo, un presente continuo senza inizio ne fine, una sorta di eternità. Siamo tutti elevati a fantasmi narcisi che si provvedono a sufficienza senza bisogno di niente e di nessuno, come se tutto sia già vissuto, già passato, o non arriverà mai. Ogni giorno, mi sveglio e cerco di riflettere, di capire, di rassegnarmi a trascorrere ore infinite, tra dubbi e certezze, come il diritto e il rovescio dello stesso foglio, per accorgermi che nessun segno vi è impresso, ne davanti ne sul retro. Eppure pare che tutto stia accadendo molto vicino a me, così velocemente da ritrovarmelo addosso ancor prima di aprir bocca, in un sussulto soffocato. Notizie, titoli, parole… troppe in un lasso di tempo così esiguo, sussurrate e gridate, arroganti e disperate, colmano, ogni istante, di paura, insinuano dubbi, alimentano panico. Ho timore perfino di respirare, mi credo forte eppure tremo, mi spingo oltre il confine, ma rientro prima di toccarne la linea, rimanendo immobile nei pressi di quel margine sul quale corre la vita e la speranza. Osservo gesti altrui incongrui e irrazionali senza poter fare alcunché, mentre il buon senso è costretto a stare in disparte, viene tagliato fuori, espulso. Voglio quel pragmatismo insito nel buon senso, nel saper affrontare le situazioni con equilibrio e ragionevolezza, evitando senza rinunciare, muovendosi senza spostare, esaminando senza esaltare il disastro che si sta allargando ogni giorno e che più si estende, più rende difficile immaginare che un giorno possano ristabilirsi tranquillità e serenità. Chiusa tra le mie mure, in una sorta di guscio protettivo, combatto e resisto e mi dedico a ciò che mi rende più forte, più sicura: la cucina, le mie trofie al salmone, piselli e vodka, così decise e così delicate, mentre il mio buonsenso vince, senza dubbio, ogni piccola paura.

SUGGERIMENTO:
questa pasta è delicatissima e molto profumata per via del salmone affumicato mitigato dalla vodka. Potete, se vi piace un risultato più cremoso, aggiungere un paio di cucchiai di panna vegetale.

LE TROFIE:
La loro storia pare risalire ai tempi delle Crociate, quando sulle navi, i cuochi impastavano farina ed acqua per la pasta e quando le mani sporche di farina venivano pulite “trae-die” (tra le dita). Dal sito della regione Liguria si apprende che il termine trofie, usato nel genovese, è la traduzione in lingua italiana di “gnocchi” e per trofiette si intende la versione antica degli gnocchi, di sola farina, dalla caratteristica forma a truciolo, nate nella Riviera di Levante (Recco, Camogli e dintorni) da abilissime ed esperte mani. Oggi, sono preparate nell’intero bacino del Tigullio e nella zona di Sori, dove si tiene dal 1985 una apposita sagra.

IL SALMONE AFFUMICATO:
I salmoni affumicati acquistabili negli ipermercati o nei supermercati sono quasi tutti di provenienza industriale e addizionati di conservanti che consentono una conservazione dell’alimento che può andare da poche settimane a un paio di mesi. In negozi più piccoli si trovano invece anche prodotti lavorati artigianalmente il cui periodo di conservazione raramente supera le quattro settimane; di norma il loro livello qualitativo è mediamente maggiore.

Il colore, per quanto si possa ritenere il contrario, è relativamente d’aiuto nella scelta di un buon salmone affumicato; esso, infatti, non è legato tanto alla qualità del prodotto in questione, quanto alla quantità di pigmento che gli allevatori introducono nell’alimentazione dei pesci. L’importante è che la colorazione sia uniforme senza macchie di colore scuro o giallognole; importante è che anche i bordi siano ben delineati e non secchi.

Dal contenuto proteico elevato (solo le carni bovine apportano quantità simili di proteine), il salmone risulta essere anche molto energetico perché contiene gli omega 3, acidi grassi essenziali che, tra l’altro, favoriscono la formazione del colesterolo “buono” (HDL). La versione più proteica, appunto, è quella affumicata.

Il salmone affumicato più conosciuto e dunque più venduto in Italia arriva dalla Scozia, dall’Irlanda o dalla Norvegia, e l’etichetta deve indicare la zona di cattura o di allevamento. Ma l’origine di geografica non ha alcun rapporto diretto con la qualità del prodotto. I ritmi di crescita dei salmoni allevati in grandi gabbie galleggianti posizionate in apposite aree, fiordi o nelle insenature, non sono più così rapidi come nei precedenti allevamenti intensivi in vasca. La nutrizione è regolata in funzione delle stagioni, della temperatura dell’acqua e di altri fattori variabili. La specie selvaggia, per arrivare alle stesse pezzature, impiega più tempo e ha una quantità di grasso in media meno elevata rispetto al salmone allevato. Questa differenza si percepisce al palato poiché non dà, neppure dopo più assaggi, la sensazione di “pastosità”.

Ingredienti:
350 gr di trofie fresche
200 gr di salmone affumicato
100 gr di piselli freschi
1 bicchierino di vodka
1 piccola cipolla rossa
olio evo
sale e pepe

Portare a ebollizione abbondante acqua salata, lessare i piselli, (al vapore ancora meglio) e scolarli ancora al dente. Tagliare il salmone affumicato a pezzetti irregolari. Affettare sottilmente la cipolla rosse e fare appassire in una padella con pochissimo olio extravergine d’oliva; unire i piselli e il salmone e sfumare con la vodka. Nel frattempo cuocere le trofie, scolarle e trasferirle nella padella con il condimento preparato; mescolare con cura, aggiungere un pizzico di sale, qualche grano di pepe rosa. Servire caldissime.

6 risposte a "Trofie al salmone e vodka e la paura del buon senso"

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  1. Anch’io barricata, in realtà più per necessità spirituale mia che a causa del virus.
    Faccio un giro nel Reader prima di spiaggiarmi sul divano e dedicarmi interamente a Camus, con un buon thé a portata di zampa.

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      1. Hi Donny! thank you for your concern! I am fine but we are all “locked up” in our houses. I can go out only for work purposes, but luckly I will be able to work at home soon! Anyways, I’m fine here in my house and in my garden, even if bad thoughts about the virus are always in my mind…

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