Come è difficile dire grazie oggi. Da bambina era una tortura provare ad anticipare il mio grazie anche solo un secondo prima della nonna. Era praticamente impossibile, lei era sempre, preventivamente appoggiata con il fiato sulla mia schiena e dandomi colpettini innocui sulle spalle, insinuava prematuramente un imperituro: come si dice???? Ringrazia bene! E dopo la nonna arrivava pure la mamma, che mi insegnava a dire sempre grazie, anche quando mi tirava il cucchiaio di legno o la ciabatta telecomandata, che finiva immancabilmente per prendermi, facendo pure le curve, o attraversando il divano, scomponendosi in particelle quantistiche, per poi ricomporsi in materia solida, direttamente sulla mia testa: grazie mamma! Anche quando mi preparava la minestra di riso che odiavo dal profondo del mio cuore e lei imperativa: è per il tuo bene! Mangia! e io singhiozzando: “grazie mamma..” Ma soprattutto, la mia povera mamma, correva avanti e indietro per la casa quando non stavo bene, e io la chiamavo ogni due minuti, con un languido e morente: maaaaaaaammaaaaaa… e lei subito, su e giù dalle scale, e per forza, non potevo non dirle: grazie mamma! Ora cresciuta, capisco che la gratitudine è qualcosa di più profondo, che va oltre il concetto di ricompensa, che non è una semplice parola buttata li, che è un segno di vero riconoscimento anche per cose materiali apparentemente di poco pregio. Mi passi il tovagliolo? Grazie... Aggiungere alla frase questa parolina significa essere contenti per ciò che l’altro sta facendo per te, significa essere riconoscenti per un consiglio, un aiuto. Siamo diventati egoisti, tutto ci è dovuto senza mai un grazie, tutto ci porta ad una ingratitudine collettiva che distrugge i rapporti, li logora, li mina, solo per non riuscire a dire un semplice: Grazie!
E stasera davanti al bancone del mio negozio preferito, ringrazio Alberto per il suo ragù di capriolo, già pronto, già porzionato per me, ringrazio per il suo lavoro, il suo impegno per far guadagnare tempo a me, da utilizzare per riflettere, per dire sempre grazie per ogni gesto, grazie tante per il pensiero, grazie mille per tutto!
GRAZIE SALUMIFICIO GINI PER I PIATTI GASTRONOMICI CHE PREPARATE CON CURA OGNI GIORNO PER NOI!

LA CARNE DI CAPRIOLO:
QUESTO E’ UN GRIDO DI DISPERAZIONE. La mia più grande tristezza è leggere nel web tantissimi blog, famosi o meno, che parlano di marinatura… La carne di capriolo NON DEVE ESSERE MARINATA!!! E’ un errore tremendo eppure su tutti i siti che apro, ripeto anche famosi, leggo: marinare la carne almeno una notte. Cacciatori e intenditori sono stanchi di ripeterlo e ripeterlo, la selvaggina da pelo non va marinata né tanto meno lavata, se frollata bene e di animale giovane. Lasciate perdere di mangiare la selvaggina se il suo fantastico gusto selvatico e saporito non vi piace. La marinatura NON SERVE a togliere il selvatico, piuttosto uccide tutti i sapori veri di questa meravigliosa carne!!!!

CURIOSITA’:
la carne di capriolo è una carne pregiata, delicata e gustosa, ha un profumo meraviglioso e caratteristico e un colore rosso intenso. Nelle regioni come Umbria e Toscana è più facile reperire questa carne insieme a quella di lepri e cinghiali. E’ una carne usata in ricette tipiche anche del Trentino.

NOTE NUTRIZIONALI:
La zootecnia usa mangimi contenenti ormoni, per favorire in breve tempo la crescita degli animali, sottoposti anche a profilassi per prevenire le malattie. Allo stato brado l’animale invece è lontano da tutto ciò e si nutre naturalmente di ghiande, castagne, tuberi, foglie, erbe spontanee. Poi il continuo movimento dell’animale, al contrario di quelli chiusi in gabbia di allevamento, garantisce che le carni restino sempre magre, compatte e assolutamente sane. Per 100 gr di capriolo avrete 93 Kcal, 21 proteine e 1 di grassi contro per esempio il suino d’allevamento che per 100 gr di carne ha 256 kcal, 17 proteine e 20 di grassi !
Dunque la carne di selvaggina è l’unica fonte di proteine animali veramente biologica e sana!

SUGGERIMENTO:
Come tutti i piatti che richiedono tempo, dedizione e competenza, il ragù è a rischio estinzione, o a finire in quella riserva di ricette delle grandi occasioni. Io considero preparare il ragù un vero e proprio rituale, e non riesco proprio a mangiare, o almeno mi accorgo immediatamente se il ragù che sto mangiando è confezionato o fatto in casa. Detto ciò direi di evitare i ragù in lattine, in barattoli dalla scadenza lunghissima, troppo finti, troppo pieni di conservanti e sapori forti che coprono tutto e se proprio si ha una voglia pazza di ragù e la nostra scorta è finita, consiglio di comperarlo nei negozi di pasta fresca, nelle gastronomia, o da chi lo ha preparato per noi e lo vende a porzioni.

Ingredienti per un ottimo ragù:
500 gr di polpa di capriolo
750 gr di passata di pomodoro densa
1 piccola cipolla
2 piccole carote
1 costa di sedano
olio extravergine
1 bicchierino di grappa pura
sale
pepe
tagliolini freschi all’uovo:
400 gr di farina
4 uova
Se disponete di un tritacarne tagliare a tocchi la carne e tritarla altrimenti tagliarla al coltello a dadini piccolissimi. Pulite le carote, la cipolla e il sedano e tagliateli finemente. Inseriteli in una tegame dal fondo spesso, meglio una padella di ghisa e irroratele con l’olio. Accendere e lasciar appassire il trito poi aggiungere la carne e farla rosolare molto bene a fiamma alta. Sfumare con la grappa, unire la passata di pomodoro, coprire, abbassare la fiamma e lasciar cuocere almeno per 4 ore. Regolare di sale e pepe. Se dovesse asciugarsi troppo aggiungere un mestolo di acqua calda. Nel frattempo preparare i tagliolini, in una ciotola versare la farina, un pizzico di sale e incorporare le uova. Formare una palla e avvolgerla nella pellicola, farla riposare 30 minuti. Tirarla con la macchina sfogliatrice allo spessore minimo. Per un taglio classico come quello di tagliatelle e tagliolini, arrotolare la sfoglia ottenuta partendo dal lembo rivolto in basso senza premere. Con un coltello lungo e ben affilato tagliare la pasta a striscioline di 1 cm per le tagliatelle a 3 mm circa per i tagliolini. Portare a bollore l’acqua leggermente salata. Calare i tagliolini freschi, e cuocerli per 2/3 minuti, poi trasferiteli nei piatti di portata coprendoli di abbondante ragù di capriolo e se vi piace qualche scaglia di pecorino dolce.
Senz’altro una delle mie paste preferite: non vedo l’ora di visitare l’Alto Adige per gustarla. In Finlandia, invece non è molto popolare. Diverse tradizioni e culture…anche se i caprioli non ci mancano (detta proprio brutalmente).
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Mi fai sognare… e per questo, ti ringrazio! ❤
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Ciao carissima, so che sei molto sensibile a ciò…
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… buona domenica ❤
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A te carissima…!!! 🥰
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Brava!!!😘
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e un bicchiere di grappa per la digestione 😀
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😅 prosit!
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