Coniglio trappista alla birra arrosto… o il contrario?

E oggi si replica, perchè è buono, perchè è autunno, perchè ho deciso di inserire due ingredienti nuovi.
La farina di grano saraceno e i fichi neri.
Provare per credere!

La birra Maredsous e la sua Abbazia:
Fu fondata il 15 novembre 1872 da un monaco belga, Ildebrando de Hamptinne, che più tardi divenne abate. La costruzione fu finanziata dalla famiglia Desclée, che commissionò un edificio maestoso all’architetto Jean-Baptiste Béthune (1831–1894), massimo esponente dello stile neogotico in Belgio. Il progetto era basato sulla pianta della abbazia cistercense di Villers-la-Ville. I lavori terminarono nel 1892, 20 anni più tardi. L’abbazia ha concesso in licenza il proprio nome alla Brouwerij Duvel Moortgat, che produce la birra Maredsous. Tre sono le birre in produzione:

  • Maredsous Blonde (6°):
  • Maredsous Bruin (8°):
  • Maredsous Tripel (10°)

Sotto riporto il vecchio post che avevo pubblicato tempo fa. La differenza nella ricetta, questa volta, è che ho infarinato le cosce e la lombata di coniglio nella farina di grano saraceno e ho sostituito le prugne con i fichi neri. Davvero speciale!

Maestosa, immensa, silenziosissima. Nei miei occhi immagini tanto sognate, che si materializzano ora proprio davanti a me. Siamo soli oggi in questo luogo incredibile, la pioggia battente regala quell’atmosfera mistica e quel velo misterioso che fa di questo posto una meraviglia indimenticabile. Mentre percorriamo taciturni, in un lento bisbiglio di gomme sull’asfalto, la strada segnalata sulla cartina, gli occhi sono rapiti dalle bellezze circostanti, nulla di particolare ma una natura strabiliante, bella da contemplarla senza parola proferire. Angoli di passato racchiusi in case di pietra rossastra, splendidamente mantenuti e minuziosamente conservati da mani operose che ne vogliono proteggere la storia, la bellezza e le virtù. Giardini e prati che paiono incolti, all’occhio ingenuo e distratto, ma incastonati e ingioiellati tra loro da farmi rimanere a bocca aperta. Dietro la curva, l’intercedere mesto lascia tutto il tempo per godersi il panorama di mura, talvolta perfette, talvolta distrutte, ma sempre sapientemente coccolate. Non posso esimermi dal trattenere il fiato al cospetto di un così maestoso monumento, che doveva esser stato, nel pieno del suo splendore, un’edificio con un’imponenza e una solennità tali da ispirare riverenza e ancor più ammirazione. La sacralità del luogo è palpabile e nella sua silente e statuaria altezza, il rispetto del silenzio si fa sentire prepotente. Percorro mesta la navata centrale, dal nartece fino al coro, come lunghi corridoi, le navate laterali affiancano quella centrale per tutta la sua lunghezza, mentre la porzione semicircolare dell’abside è interdetta al passaggio. Non riesco a parlare, nulla mi esce dalle labbra, spalancate in una smorfia di stupore, dinanzi a questo spettacolo, che mi lascia indelebile negli occhi la più bella abbazia in rovina che io abbia mai visto. Nemmeno ci accorgiamo che, la pioggia battente, ci ha resi un tutt’uno con il muschio umido e infangato intorno a noi, e inzuppati dalla testa ai piedi, cerchiamo riparo nella confortevole birreria li poco distante. Una fumante e deliziosa pietanza conclude egregiamente una giornata indimenticabile e oggi, assaporandola nuovamente sulla mia tavola, mi confonde perfino le idee annunciando con rispettoso bisbiglio: ecco a voi un coniglio trappista alla birra arrosto!

Alcune delle mie foto con le Abazie del Belgio. La prima, la più scenografica in un giorno di pioggia è Aulne con le sue spettacolari rovine, poi Notre Dame de Scourmont-Chimay, Maredsous, Orval

CURIOSITÀ
Si definisce birra trappista una birra brassata da monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo.  Nella seconda metà del Seicento, l’abate di La Trappe, ritenendo eccessivi e troppo libertini i comportamenti dei monaci decise di introdurre delle regole più severe dando vita all’ordine della stretta osservanza. Con il passare degli anni i dettami si fecero meno rigidi e durante l’Ottocento diversi monasteri francesi che seguivano la “stretta osservanza” poterono non solo bere birra, ma anche produrla. Dei 176 monasteri trappisti nel mondo, solo dodici producono birra (sei in Belgio, Orval, Abbazia di Notre dame de Scourmont Chimay, Westvleteren, Rochefort, Westmalle e Achel,  due in Olanda Abbazia Maria Toevlucht Zundert e Koningshoeven , uno negli Stati Uniti St. Joseph’s Abbey of Spencer, uno in Austria Abbazia di Engelszell  , uno in Italia Abbazia delle tre fontane e uno nel Regno Unito, dal 2018, Abbey Mount St Bernard Tynt Meadow ). Solo questi dodici birrifici sono autorizzati ad etichettare le loro birre con il logo Authentic trappist product (“Autentico prodotto trappista“) che indica l’osservanza di una serie di regole stabilite dall’Associazione Internazionale dei Trappisti.


SAPEVATE CHE:
Il coniglio è una delle carni bianche troppo poco utilizzata rispetto alla sua bontà, facile da cucinare con qualche accortezza e il suo incontro con la birra ne esalta le caratteristiche donando al palato prelibatezze e sapori che soddisfaranno chiunque. La carne è ricca di proteine e povera di grassi e colesterolo, quindi può essere considerata una delle carni dal valore alimentare più elevato. La scarsità di sodio rende il coniglio particolarmente indicato per gli individui affetti da ipertensione, e per la sua alta digeribilità è adatto alla dieta di anziani e bambini. Per quanto riguarda le vitamine, da notare soprattutto l’elevata presenza di quelle del gruppo B, in particolare B3 (o PP) e B12.

IL TERMINE TRAPPISTA:
si dice di monaco dell’ordine cistercense riformato nel 1664 dall’abate A.J. Bouthillier de Rancé (1626-1700), che osserva rigorosamente la regola benedettina. Deriva dal nome dell’abbazia cistercense Notre-Dame de la Trappe sorta nella località la trappe nella Francia settentrionale.

INGREDIENTI:
1 coniglio a pezzi da circa 1.2 kg
600 cl di birra trappista
1 cipolla di Tropea
rosmarino, maggiorana, alloro
alici
12 prugne secche
olio evo
farina
sale grosso rosa
pepe nero

Mettere ad ammorbidire le prugne in acqua tiepida per 24 ore. Tritare finemente la cipolla, unite un pugno di foglie di maggiorana e rosmarino, un paio di alici sottolio e far soffriggere in una padella antiaderente e capiente. Infarinare il coniglio e lasciarlo a parte in un contenitore, sfumare il soffritto con un pò di birra. Aggiungere un pizzico di sale grosso rosa. Accomodare i pezzi di coniglio infarinati nella padella e, a fuoco medio, rosolare bene i pezzi di carne. Aggiungere 300 cl di birra, le prugne, l’alloro e senza coprire la pentola, lasciar cuocere fino a che il liquido non si farà cremoso. Aggiustare di sale e pepe, aggiungere la rimanente birra, abbassare il fuoco al minimo. Coprire con un coperchio. Dopo circa 30 minuti, la carne sarà già tenera, ma si può prolungare la cottura per renderla ancora più morbida. Girare delicatamente i pezzi di coniglio. Lasciare cuocere ancora almeno 10 minuti. Quando la cottura è ultimata, servire caldissimo con contorno semplice di verdure al vapore o patate arrosto e un ottimo boccale di birra trappista!

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10 risposte a "Coniglio trappista alla birra arrosto… o il contrario?"

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  1. Arrr! Ti devo dare ragione, il coniglio è squisito… anche se ormai, a parte il fatto che sono diventata definitivamente vegetariana nell’ultimo mese e mezzo, avendo ospiti a casa due conigliette recuperate dopo un abbandono l’idea di farmi un loro simile per pranzo la scarto 😉
    Le abbazie invece valgon bene una Messa, per così dire.

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  2. Ciao! Sono sincera ho scoperto il tuo bellissimo blog per puro caso. Cercavo un blog di mia conoscenza, scrivo il nome nel campo di ricerca e… Puff del blog che cercavo nemmeno l’ombra, in compenso mi sono comparsi i tuoi titoli, le tue foto e tuoi testi. Risultato non potevo che seguirti 🤩

    Ecco … Mi hai fatto anche venire una fame con questo coniglio 😋😀😃

    Piace a 1 persona

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