Straccetti d’anatra alla panna, e allacciatevi la cintura!

Armata di amorevole cordone ombelicale, tale da voler, con ogni mezzo e forza, mantenere un legame visivo il più stretto possibile, incastro la pausa pranzo lavorativa, con la scarrozzata veloce, allegra e spensierata “lavoro-scuola-casa-lavoro, giro veloce in tre quarti d’ora“. Presto mi rendo conto che, non solo mio figlio è un ragazzo che ama, anzi adora visceralmente le comodità, ma anche i suoi amici sono perfettamente d’accordo con lui, sulla massima resa con poca, direi pochissima fatica. E in fondo fanno un gran bene, la vita è piena di ostacoli, orari rigidi, bacchettate sulle mani che quando incontri un bel divano, una comoda poltrona, affondare su di essi le proprie rotondità, e lasciarsi andare all’oblio del dolce far niente, è uno dei più gratificanti momenti della giornata. Cosicché mi ritrovo la carrozza, per l’appunto, piena di ragazzini impazienti di tornare a casa prestissimo, ma che, ben catechizzati da me, sono puntualissimi, saltando dentro nell’auto in corsa e altrettanto veloci a scaraventarsi fuori all’arrivo a destinazione. Nel mentre, riesco a far riconoscere, ogni volta, il mio essere un po’ gioppino, che si appropria di me nelle più svariate situazioni. Agitata dal ritardo e dal tempo tiranno, il richiamo della spia dell’auto insistente che suona, si scontra con la mia stranissima calma: “chi non ha la cintura allacciata?” Chiedo con un filo di voce, nessuno risponde. Il din din continua sempre più forte e acuto e di nuovo: “CHI non ha la cintura allacciata?” Tuono un tantino spazientita, ma vedo sguardi spaesati, interrogativi e sorpresi. Accelero indispettita, con la mera convinzione di far rispettare le regole e rifaccio la domanda, alzando la voce, con tono accreditato, finché mio figlio mi fa notare che, la spia accesa, è quella del freno a mano e che stavo percorrendo i chilometri a giro veloce, tirando il collo ai poveri cavalli, con una scia di fumo nero, degna delle sgommate pirotecniche dei migliori rallysti. Con sorriso disarmante, e autorevole calma, annuncio all’equipaggio di non preoccuparsi, che tutto è sotto controllo! Fuori, invece, dal mio controllo, è la fame, che mi viene alla sera, perché, presa da tutto questa corsa e rincorsa, ingurgito a malapena solo un piccolo boccone! Per far fronte, l’indomani, alla nuova giornata con vigoria e lucidità, mi preparo un bel piatto di carne d’anatra, sostanzioso e nutriente, che divoro senza freni ma con la cintura ben allacciata!!

STORIA:
L’anatra è da sempre l’animale da cortile preferito in Asia. 4000 anni dopo avere addomesticato l’anatra selvatica (germano reale) i cinesi ne consumano ancora più di qualsiasi altro paese. Nell’antica Etruria prima e nell’antica Roma poi, gli uomini la cacciavano con l’arco, le donne e i fanciulli con le reti e il laccio. Gli etruschi consideravano questo animale simbolo di fedeltà coniugale. Gastronomicamente, le carni più apprezzate sono quelle degli esemplari giovani e delle femmine. Dal fegato di anatra appositamente ingrassata si ottiene la preparazione francese detta foie gras. Il foie gras in origine, era un piatto egiziano, apprezzato poi anche dai filosofi greci. Più tardi, Plinio il vecchio racconta che le oche venivano nutrite con i fichi. Il foie gras viene spesso collegato all’Alsazia in seguito ad una ricetta inventata da Jean-Pierre Clause, cuoco del maresciallo di Contades per le serate gastronomiche del suo padrone dell’epoca.

SFATIAMO UN MITO:
Il Domaine Lucien Doriath ha insito nel suo DNA la preoccupazione per la qualità, il benessere e il rispetto degli animali. Allevati all’aperto, nutriti con cereali garantiti senza OGM, seguiti dalla loro nascita all’ingrasso, le anatre permettono la produzione di carne e foie gras di qualità. Le anatre mute vengono qui scelte e selezionate per la qualità organolettica del loro fegato e della loro gustosa carne. Saranno coccolate dalla nascita per 13 settimane. Cresciute in Alsazia senza trattamento antibiotico e all’aperto.
È una carne saporita che contrariamente alla credenza popolare è a basso contenuto calorico: 190 kcal per 100 g. Viene spesso ignorato, ma il grasso del petto d’anatra, oltre alla finezza del gusto, porta acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi buoni per la salute. (dal sito)

CURIOSITÀ:
Le aiguillettes altro non sono che una parte del magret, che è un filetto di carne d’anatra o d’oca, tagliata a partire dal petto. Con il taglio, il magret si stacca dalla carena lasciando al di sopra una linguetta di carne molto magra e molto fine, detta aiguillette. Senza pelle essa è più magra e fragile del magret.

SUGGERIMENTO:
questo piatto in Italia non si vede mai! Se cercate sul web non troverete una sola ricetta con le aiguillette d’anatra. Sicuramente il primo ostacolo è quello di reperire questa favolosa carne, poi c’è da dire che è un cibo comune nell’Alsazia e se volete leggere altre ricette cercatele in francese. Il suggerimento che posso dare è quello di andare in vacanza in questo fantastico paese e farvene una scorta da congelare. Se proprio non potete, allora utilizzate il petto d’anatra, facilmente acquistabile al supermercato o dal macellaio (potete staccare da voi le aguillettes oppure utilizzare tutto il tagli intero) che però risulterà più duro. Fatela cuocere pochissimo a fiamma molto alta per dorarla fuori ma lasciarla succosa all’interno.

Ingredienti per 4 persone:
500 gr di spatzle freschi
12 aiguillette di anatra (qui)
200 g di funghi porcini freschi
1 scalogno piccolo tritati 
una noce di burro
20 cl di panna liquida vegetale
1 cucchiaio di olio d’oliva
pepe verde macinato

Le aiguillettes de canard di Lucien Doriath


In una padella, scaldare l’olio d’oliva e far rosolare lo scalogno tritato. Pulite e affettate in fette piuttosto grosse i funghi porcini, aggiungere le fette nella padella e cuocere a fuoco lento per circa dieci minuti, mescolando di tanto in tanto. Aggiungere la panna ai porcini e cuocere ancora per 5 minuti a fuoco basso senza mescolare. In un’altra padella sciogliere il burro e aggiungere aiguillettes di anatra tagliate a striscioline, rosolarle a fiamma alta, girarle e spegnere il fuoco dopo pochi minuti. In una capiente padella portare ad ebollizione dell’acqua leggermente salata, tuffare gli spatzle (quelli freschi pronti si potrebbe non lessarli ma a me piace renderli più morbidi) e appena vengono a galla scolarli e tenerli da parte. Comporre il piatto mettendo gli spatzle leggermente saltati con pochissimo burro, le aiguillette e sopra la composta di funghi e panna. Coprire con una generosa manciata di pepe verde e servire.

I MIEI PORCINI TROVATI QUEST’ANNO!!

14 risposte a "Straccetti d’anatra alla panna, e allacciatevi la cintura!"

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  1. La primera parte de tu exposición de motivos por ser madre en estos tiempos, me dejó exhausto. Por más que trates de estirar el tiempo, este se encoje con tantas cosas por hacer.
    Luego la historia del pato es fascinante. Solamente espero que algún día anuncies que tu libro ya está bien cocinado. Leerte es una suerte de ir por tus pericias de madre, trabajo y cocina. Conocer de historia, geografía y por último, disfrutar de tus recetas que son las delicias del paladar más exigente. Como simple comensal, sólo me atrevido con las más sencillas y siguiendo tus pasos. Se logra don el cinturón bien abrochado. Este pato es otra cosa. Me contento con saborear las fotos y apreciar tu arte depurado en la cocina. Feliz domingo

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      1. キノコを探したことないです(>_<)
        日本のキノコは生で売ってますが、イタリアのポルチーニは乾燥しか手に入りません"(-""-)"
        ローマで大量に乾燥ポルチーニ買ってきて、今、使ってます(*^^)v

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